domenica 22 luglio 2012

Ultima chiamata per Trantor Centrale

Correva il secolo decimo nono,ed in età ancora giovane ed influenzabile (per la verità anche oggi sono piuttosto influenzabile), mi capitò per le mani quel capolavoro della fantascienza che è la trilogia della Fondazione.

Era forse il primo libro di fantascienza che mi aveva colpito in modo particolare, per la struttura e per l'approccio, per così dire "scientifico". Soprattutto la faccenda della psicostoriografia che poteva "prevedere il comportamento delle miriadi umane della galassia con la stessa precisione con cui la legge dei gas perfetti può prevedere il comportamento di qualche numero di Avogadro di molecole di gas".

Ma stò divagando.

In uno dei libri  il protagonista Hari Seldon si trova a muoversi per lo spazioporto di Trantor, pianeta-città e capitale della galassia, dove tutte le superfici emerse (e gran parte della piattaforma continentale) sono completamente edificate, e da cui si possono raggiungere tutte o quasi le destinazioni. Infatti se "tutte le strade portano a Trantor" (ehi, questo mi ricorda qualcosa) è vero anche il contrario.

Un tale luogo ha, ovviamente, uno spazioporto in proporzione, talmente grande e con tanti gate che, per orientarsi, i passeggeri ricevono delle tessere che fanno illuminare percorsi colorati sul pavimento. Sui vasti saloni corruschi di plastacciaio e percorsi da maree di viaggiatori col naso a terra, si ergono cupole di cristallo scintillanti attraverso le quali si possono osservare monumentali astronavi, apparentemente sospese tra cielo e terra, mentre sono impegnate nelle operazioni di atterraggio o di decollo dai campi di volo.

Naturalmente in questi spazi saranno risuonate le chiamate di voli per Korell, Kalgan ed i luoghi più strani. 

O, almeno, così è come lo immaginavo. Lo rileggerò prima o poi. Giusto per verificare che non mi sia inventato tutto! :o))

Orbene, una sensazione simile a quella provata dalla mia giovane psiche in formazione l'ho provata di nuovo quando mi è capitato per la prima volta, ed, in misura minore, le volte successive, di transitare per  la sala di volo dell'aeroporto di Bruxelles. Sarà la volta trasparente a forma di profilo alare; sarà la lunghezza illusioriamente infinita;  saranno i tappeti mobili che ne tracciano le linee prospettiche fino al punto di fuga; sarà il numero spropositato di uscite; ma mi sono scoperto a pensare: "possibile che con tutti questi voli non ce ne sia uno per Trantor o per le Stelle Rosse?".

"ULTIMA CHIAMATA PER TRANTOR CENTRALE! I SIG.I PASSEGGERI SI AFFRETTINO ALL'IMBARCO!" 

Gli altoparlanti crudeli si limitavano a chiamare destinazioni più scontate e mondane: Parigi, Roma, Francoforte...
Io, però, quando passo, continuo a tendere l'orecchio, non si sà mai, dopotutto.
  

Comunque, siete i benvenuti, ecco la vostra tesserina, mi raccomando di non perdere di vista la traccia colorata, e buon viaggio!